venerdì 7 giugno 2013

II Rivoluzione Industriale

La seconda Rivoluzione Industriale non ha una data di inizio precisa: viene  collocata nella seconda metà del XIX secolo, quindi a circa un secolo di distanza dalla prima.

In questo periodo vengono pian piano utilizzate varie fonti di energia, dall'elettricità al petrolio, sostituendo gradualmente il carbone e il coke, protagonisti della prima rivoluzione industriale.

Mentre nel secolo precedente vi era uno sviluppo nel settore tessile e metallurgico, nell'800 cominciano a nascere nuove fabbriche, in particolare quelle del settore chimico.

L'introduzione di nuove macchine nelle fabbriche ha favorito lo sviluppo di questa "seconda rivoluzione", ma i progessi in questo periodo riguardano anche il settore medico, i trasporti, il mondo della comunicazione.

Si afferma sempre più la nuova classe operaia, e si viene a formare una nuova figura, il capitalista: il proprietario della fabbrica, colui che mette a disposizione il proprio capitale per acquistare i macchinari e colui che paga i suoi operai per il loro lavoro svolto.Tutto però secondo le leggi del mercato e del profitto.
Karl Marx, come è già stato anticipato, studia e analizza il ruolo di questi nuovi personaggi e le conseguenze della rivoluzione industriale nella società e nell'economia.

L'aumentare del numero degli operai porterà le città industriali a crescere demograficamente e a creare nuovi quartieri, abitati dagli operai, vicino al loro posto di lavoro, la fabbrica.

2 commenti:

  1. Hai trovato nessun riferimento al "lavoro vivo"?
    Il capitalista non si limita a possedere la fabbrica, ha nelle sue mani i tre elementi fondamentali del processo di lavoro:
    _lavoro
    _mezzo
    _oggetto di lavoro
    Mediante l'acquisto di forza-lavoro (ovvero insieme di attitudini fisiche e intellettuali che esistono nella corporeità) il capitalista si appropria anche della sua estrinsecazione, ovvero il lavoro vivo che finisce con l'essere una cosa "altra" rispetto al lavoratore.
    Quindi il lavoro è stato alienato all'operaio, appropriato dal capitalista e incorporato al capitale.
    Non è del tutto corretto dire che il capitalista paga i suoi operai per il lavoro svolto, piuttosto compra la forza lavoro per ottenere sempre più plus valore grazie all'investimento delle macchine, che precedentemente sono semplicemente dei tramiti tra lavoro e oggetti del lavoro, quindi tra uomo e natura. Con il capitalismo si ha che l'uomo diventa "strumento dello strumento" tenendo conto che la macchina è materializzazione della scienza, quindi un atto di conoscenza. Ma la conoscenza incorporata nella macchina viene a porsi al di fuori della conoscenza dell'operaio (infatti è pensata in luoghi diversi, da uomini diversi) e nel processo produttivo si trova collocata nello strumento e non presso chi lavora. A questo punto il lavoro diviene materialmente astratto, perchè l'abilità del lavoratore viene eclissata dietro la macchina che è un automa che funziona in base a leggi sue proprie.

    C'è da ricordare poi che il concetto di classe è di derivazione marxiana e si afferma all'inizio del Manifesto.

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  2. Eh aspetta, fammi finire di leggere... questo era giusto un post introduttivo :P

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